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José Charters Monteiro

RIVELAZIONE E OCCULTAMENTO

2000

Interpretare la costruzione della natura e rappresentare i modi in cui l’uomo in essa opera e si esprime: questi sono i motivi della pittura di Isabella Cuccato. Una conoscenza che si afferma con l’apprendimento dell’architettura. Nel praticarla, Isabella avverte sin dal tavolo da disegno che i progetti sono pretesti per creare altri nessi, una diversa appartenenza alla natura intesa come spazio di cultura, di relazioni sociali e di affermazione dell’uomo, di affetti mutevoli e di nuove sensibilità.

    La pittura di Isabella Cuccato porta un respiro umido come il sale del mare o come la dolcezza dei laghi, asciutto come il profumo delle costruzioni da cui spira un vento leggero, manifesta stati d’animo e colori, tempo e cultura, rivela ed occulta. Dinanzi a quadri disabitati indoviniamo presenze: storie, stanchezze, gentilezze, sentimenti che pervadono i paesaggi, gli oggetti, le architetture e che la pittura rende fermi e trasmette. 

    Gli edifici presenti nei quadri hanno destato il suo interesse per gli spazi interni. E una volta dentro di essi, con i materiali, con le tecniche e con il sapere della pittura ne riprende il progetto architettonico: trasfigura i vani delle stanze, smaterializza la costruzione, ne rompe i limiti fisici, spaziali ed emozionali, interiorizza gli ambienti aperti, avvicina a una natura immaginata. E in tanti interventi trasforma la pittura in architettura costruita, creando nuove realtà con il trompe-l’oeil. Si stabilisce così un dialogo e un’alternanza tra l’atto di dipingere e quello di fare architettura e di costruire, tanto che la pittura, iniziata nella natura, ad essa torna per ritrovarvi il proprio disegno. Elementi architettonici come pareti, tetti, vani di porte e di finestre, diventano supporti della pittura. 

   Ma la pittrice continua lungo la sua strada. Esce all’esterno dell’architettura, non per dipingere criticamente la natura umanizzata nella quale essa si è generata, ma per una intenzionale creazione e rappresentazione pittorica di sentimenti e di storie. La natura, per mano di Isabella, accoglie testimonianze ogni volta più ampie di luoghi e di culture diverse. Ed è qui che stabilisce un parallelo – non a caso, visto che da lui ha imparato l’architettura – con Aldo Rossi, che distinguendosi come architetto, erudito e innovatore, ha dato espressione al fondamento universalistico di diverse culture. 

    L’esposizione di Mantova del 1997 ha rappresentato uno iato necessario nel suo percorso di pittrice: per il momento e per il luogo – una città sui margini del lago – per gli altri margini verso i quali viaggiano nei quadri le barche con personaggi, le cui storie si dissolvono nei miraggi tessuti dalla nebbia. Le pitture divengono un lento e silenzioso navigare, reso percepibile dai toni forti che contrappongono barche e vele, personaggi e piano dell’acqua. Ed è una partenza con molte storie e senza ritorno. 

  Poi, dinanzi alla diversità dei paesaggi intravisti sulle rive, la pittura di Isabella incontra di nuovo e in modi diversi la città degli uomini e la sua architettura. La mostra di Lisbona spinge a ritrovare i luoghi mitici della nostra cultura, ma non in senso letterale, dato che ci avvolge nello spazio culturale più ampio da cui paiono scaturire le figurazioni e i temi dei quadri: la posizione di un insediamento a mo’ di vedetta, il rapporto che si costruisce con il mare, l’ambiente ludico e quasi infantile che segna così fortemente la vita del sud. Senza dimenticare la città fortificata che si difende dall’ostilità di chi non la ama o di chi solo la contende; e perché no, il conflitto e la disuguaglianza che con tanta evidenza danno forma alle nostre città. 

    Nell’apparente schematismo degli elementi, delle architetture e delle città che Isabella inventa con la sua pittura, sono ovvi i riferimenti a una storia comune, che arricchiscono l’esperienza e l’emozione. Non sono trascrizioni perché hanno carattere di simboli. Ed è sul piano simbolico che la pittura di Isabella Cuccato assume tutto il suo senso e la sua forza come evocazione di affetti e di cultura.

José Charters Monteiro, architetto

dal catalogo della mostra di Lisbona, Le mie città. As minhas cidades, 2000

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